Recensione: Una piccola formalità di Alessia Gazzola

Una piccola formalità è un divertente giallo di Alessia Gazzola edito dalla Longanesi.

Mi sento esplodere e ti chiedo scusa, scusa, perdonami. Però… anche tu a tua volta ti sei adagiata in questa storia, ci facciamo scudo a vicenda, solo che, Rachi, abbiamo tutta la vita davanti, vogliamo veramente continuare così? O vogliamo vivere?”

Rachele è una giornalista trentenne di beauty e lifestyle di un giornale di Milano, un lavoro che ama e che le regala grandi soddisfazioni. Si è creata la sua bolla di sicurezza con Alessio con il quale è fidanzata fin dai tempi del liceo, che hanno frequentato insieme. Quando però tutto scoppia, si ritrova a non conoscere più se stessa. 

A complicare le cose arriva un’eredità da parte del misterioso zio Massimo, fratello del padre, e proprio quest’ultimo le chiede di rinunciarci come ha fatto lui. I rapporti tra i due uomini non erano idilliaci e Rachele vuole sapere il perché. Si butta quindi a capofitto nei meandri dei segreti di famiglia, fidandosi del suo intuito di giornalista, ma soprattutto determinata a non rinunciare a scatola chiusa al lascito che potrebbe darle qualche soldo in più. 

A chi chiedere aiuto dato che di questioni giuridiche non capisce nulla? Al suo ex compagno di classe, nonché suo “torturatore”, Manfredi che è diventato un notaio affascinante e disponibile… in tutti i sensi. 

Oltre ai misteri di famiglia, Rachele impara molte cose su se stessa, riscoprendosi sicura e decisa a ottenere ciò che vuole. A me lei non è piaciuta. Mi ha lasciato con una sensazione strana come del resto l’intero libro, tanto da pensare: non so cosa sto leggendo, ma voglio sapere come va a finire.  

Anche Manfredi nasconde qualche segreto ed è la perfetta dimostrazione che a diciassette anni non sempre diamo il meglio di noi stessi. Il personaggio mi ha affasciato di più rispetto a quello di Rachele: da insensibile e superficiale, è diventato un serio professionista pronto ad aiutare un’amica… sulla quale ha fantasticato dai tempi del liceo. 

Ah dimenticavo di dire che le vicende losche della famiglia Braganza, a cui Beautiful fa un baffo, si svolgono a San Brendano di Clonfert, un piccolo paesino nell’est veronese.   

Il linguaggio, a volte forbito, non mi è piaciuto, mentre ho apprezzato l’alternarsi della narrazione del presente in prima persona e del passato in terza, per farci comprendere cosa è successo durante l’adolescenza di Rachele, dei suoi genitori e di suo zio.   

È un giallo frizzante e leggero, in cui le indagini sono amatoriali, fatte per lo più dagli stessi protagonisti. Il finale molto aperto lascia presagire un futuro ritorno di Rachele e Manfredi. 

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