Recensione: Missing words di Andrea Viscusi

Missing words è un distopico Young Adult di Andrea Viscusi edito dalla Sperling & Kupfer. 

Non si usano parole assenti nel dizionario, è la regola del vivere civile.”

Zafferano, Zaf per gli amici o Zafferino per i nemici, ha sedici anni ed è innamorato di Tiara, una compagna di classe. Vorrebbe spiegarle cosa prova per lei, ma non possiede le parole giuste… letteralmente. 

Infatti in questo mondo distopico la ricchezza si misura in parole: sei ricco se ne hai tante, in caso contrario vieni guardato dall’alto in basso. 

L’unico modo per averle? Comprarle, perché l’uso dei vocaboli non è libero, ma limitato a quelli presenti nel proprio dizionario personale. Quelli assenti vengono bloccati e non possono essere né letti, né sentiti e capiti. 

Zaf, essendo il figlio di un cuoco, fa parte di una modesta famiglia e non può permettersi di acquistare quello che gli manca per dichiararsi a Tiara. Per cercare di risolvere si iscrive ai campionati di Scribolo, lo sport nazionale, durante i quali il vincitore ha la possibilità di ottenere nuovo lessico. 

Il libro descrive la corsa del ragazzo alla conquista di sempre più parole per raggiungere il suo scopo. Si fa strada partita dopo partita in quello sport che è prerogativa delle persone benestanti e nel farlo scoprire se stesso. 

Ma se dopo aver finalmente trovato quello che cerca, Zaf si rendesse conto che Tiara non è la ragazza che fa per lui? 

In questo mondo distopico le parole raccontano la realtà, creano legami e sono il motore di tutto. Perfino i nomi propri devono significare qualcosa e sono lo specchio di ciò che fanno le persone. 

Tutti hanno un terminale, una sorta di cellulare che ti collega con tutti ma soprattutto contiene il tuo vocabolario, è insomma il mezzo per comunicare. 

E se commetti infrazioni? Arriva l’Accademia della Pula accompagnata dalla Pulizia che ha il compito di separare i termini buoni da quelli cattivi, come si fa con il grano quando si tolgono gli scarti… la pula. 

È stata fastidiosa la criptica censura  delle parole che i personaggi non hanno, tutte scritte con lettere intervallate da x. Capisco l’esigenza di farci immedesimare con loro, ma molte non si capiscono. Altra pecca sono state le partite di Scribolo troppo dettagliate, mi sono persa più volte.

Non viene spiegato molto del perché le parole siano bloccate e alcune cose restano in sospeso. 

Missing words dovrebbe essere il primo di una trilogia e spero che nei prossimi libri l’autore chiarisca qualcosa in più.

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