Recensione: L’amante perduta di Shakespeare di Felicia Kingsley 

L’amante perduta di Shakespeare è l’ultima fatica di Felicia Kingsley e ha come protagonista Nick Montecristo, il personaggio dei libri scritti da Blake Avery, altro protagonista delle storie di Felicia, una sorta di matrioska insomma.

“Sono libero. Certo, non è una vera forma di libertà, devo osservare una lunga serie di precauzioni, ma dopotutto la libertà vera non c’è l’ha nessuno. In qualche modo, chiunque vive in un regime di libertà condizionata. Ma se proprio devo essere un latitante, questo modo di latitare mi sta bene.”

Qui incontriamo un Nick ventiseienne alle prese con la sua prima avventura. La storia è ispirata al Conte di Montecristo a cominciare dalla sua evasione dal carcere in cui era rinchiuso, grazie all’aiuto del suo mentore Josè… Farias lo istruirà facendolo diventare un ladro di opere d’arte su commissione. Saprà subito farsi valere nel suo nuovo “lavoro” grazie anche alla cultura, all’ingegno e al fascino di cui è dotato che lo renderanno uno dei più richiesti  in questo settore.

Il primo incarico di Montecristo sarà quello di recuperare per un ricco ed eccentrico collezionista di libri rari, una delle poche e ambitissime copie del First Folio di Shakespeare, un manufatto che raccoglie tutte le opere scritte dal drammaturgo. 

Secondo l’inglese, il volume gli è stato soffiato da sotto il naso da un rivale, un barone di origine italiana, e ora, che quest’ultimo è deceduto e i suoi beni sono passati in eredità al figlio, è il momento perfetto per “fare giustizia”. 

Nick perciò va nella villa del nobile sul Lago di Como per compiere la sua missione. Ha preparato un piano meticoloso ma non aveva messo in conto l’imprevisto di nome Angelica, un’altra pretendente all’eredità. È una ragazza che è un vero tornado, giovane, bella e impulsiva e riuscirà a trascinare Nick nel risolvere un enigma che potrebbe essere sconvolgente se davvero fosse vero: chi era veramente Shakespeare? Se fosse stata una donna colta che a quell’epoca dove la misoginia regnava sovrana non poteva certo firmarsi con il suo nome e avere un tale successo? 

“Angellica è incasinata e casinista, dolce ma tenace, un po’ cucciolo di daino e un po’ gatto nero, affascinante e irritante allo stesso tempo.”

Ne L’amante perduta di Shakespeare nasce l’ipotesi di Emilia da Bassano ma non vi dirò certo in che modo l’autrice l’abbia collegata al Bardo, se non che è uno sviluppo davvero intricato. 

Il libro non mi ha catturato fino in fondo, anche se la parte mistery, quella avventurosa e quella romance sono ben bilanciate. Scopriamo le origini di Nick attraverso l’alternarsi di capitoli sul passato e sul presente e forse è stato proprio questo a lasciarmi un po’ meh. Avrei preferito che i flashback fossero più concentrati, più lunghi e quindi meno frequenti, a mio gusto hanno spezzato troppo le due storyline. 

Mi è invece piaciuta molto la parte della caccia al tesoro con gli enigmi da risolvere in cui ci coinvolge Montecristo, un giovane ladro che si lascia rubare il cuore un po’ troppo spesso anche se non dovrebbe e da chi non dovrebbe. 

“Ogni mattina mi alzavo con la speranza che la voglia di te si dissolvesse, invece arrivavo alla sera sentendola, se possibile, ancora di più.”

Insomma è un libro che si lascia leggere, scorrevole come è solita essere la scrittura di Felicia ma non prende il massimo dei voti.

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