Non leggo molti ya, soprattutto se non sono fantasy, ma vinta dai suggerimenti di amiche mi sono concessa questo sgarro. Errore più grande non fu mai compiuto.
Partiamo col dire che Alfie è una riedizione aggiornata di Quando l’amore bussa a New York, pubblicato in self nel 2018. Il fatto che non se ne faccia cenno da nessuna parte è alquanto ingiusto nei confronti dei lettori che lo avevano già acquistato. Davvero un approccio poco trasparente.
In questo primo volume viene raccontata la storia d’amore tra due diplomandi alla Stuyvesant High School.
Da una parte abbiamo un ragazzo di origini italiane nato e cresciuto a New York, appassionato di fotografia e musica. Dall’altra, una ragazza di Malibu, abituata agli eccessi ma che a causa di un brutto incidente metterà in discussione la sua intera vita, trasferendosi nella Grande Mela per dare un taglio al passato.
Fin qui niente di nuovo, anzi abbiamo un ribaltamento dei classici ruoli, dove Alfie è la figura timida e goffa, un giovane d’altri tempi, forse troppo. Fervente credente, alla prima esperienza sessuale e incapace di relazionarsi o reagire a qualsiasi evento gli capiti.
Poi c’è Roxanne, una ragazzina viziata, con evidenti problemi di abbandono che colmava con droghe, alcool e sesso. Bisognosa di affetto oltre ogni dire, ma anche molto ipocrita e falsa moralista.
Insomma, non proprio adorabili come personaggi, ma mi son detta che magari durante il loro viaggio tra i sentimenti sarebbero cambiati e invece, delusione totale.
“Sono totalmente persa per quel ragazzo, e non so nemmeno quando e come tutto questo sia potuto accadere.”
Batti cinque sorella, perché me lo chiedo anch’io.
Ogni loro interazione è priva di emozione, non accade mai nulla di wow che possa spiegare come siano passati da infatuazione ad amore. Le conversazioni sono davvero deboli e piatte, persino i monologhi interiori sono alquanto monotoni. I pensieri dei protagonisti non cambiano quasi mai e sinceramente dopo un po’ leggerli diventa estenuante.
Passano più tempo a evitarsi che a creare un rapporto vero e saldo, tanto che arrivata al finale ho fatto fatica a credere nella loro relazione.
La scrittura dell’autrice è scorrevole, con qualche errore di editing. Il problema arriva quando né lei né chi ha avuto il compito di revisionare il testo si è accorto di incongruenze nella storia, soprattutto con la doppia introduzione di uno dei personaggi secondari.
Siamo davanti a un primo romanzo e si nota, l’autrice è acerba, inesperta nell’uso di meccanismi letterari come lo show don’t tell, nel inquadrare il target di destinazione della sua storia soprattutto perché fa uso di termini non proprio da diciottenni.
Anche l’ambientazione è too much, c’è troppa italianità e citare strade e parchi in continuazione non rende autentico il racconto. Anzi, spesso distraggono a tal punto che sono andata a controllare su google maps le vie e i negozi. Uno spreco di tempo.
Alfie è il primo libro, ma già ci è stato introdotto il protagonista del prossimo: Jo, il primogenito degli Esposito. Non credo di leggerlo, conoscere in anticipo i tormenti che divorano l’animo dei personaggi smorza la curiosità di sapere cosa accadrà loro.
Alfie è un’occasione sprecata che con un pizzico di accortezza e cura in più sarebbe potuta diventare una storia carina.
