I Signori della pietà di Samantha Rue ed Angel Lawson

I Signori della pietà conclude la trilogia dedicata ai Signori della Forsyth University. Edito da Virgibooks.

“Siamo lì, tre Signori e la loro scorbutica governante, insanguinati, sconfitti ed esausti, ma troppo carichi di adrenalina per pensare di abbassare la guardia. So che non sembriamo un granché. Di certo non dei Re.
Ma quando Story parla, la sua voce è uniforme e sicura.
“Loro sono miei”

Con I Signori della Pietà si chiude il cerchio dedicato ai reali della Forsyth University, se con il primo (qui) abbiamo imparato a conoscere i protagonisti della storia, a pensare di comprendere i motivi per cui sono quello che sono, con il secondo (qui) abbiamo trovato una brutalità travolgente, una cattiveria davvero malata, ma è lì che inizia questo nuovo capitolo, proprio a seguito di quell’unico atto che nemmeno si può spiegare, come una fenice rinascono dalle loro ceneri, niente sarà mai più come prima. Sono diventati migliori? Più umani? Meno psicopatici? Niente di tutto questo e nello stesso tempo molto di più.

Alla fine del secondo Story tornava dai suoi Signori, non perché costretta, ma per sua volontà, torna nell’unico posto che considera casa e anche se lo capirà solo più avanti, non si tratta di mattoni con sopra un tetto.

Fin dall’inizio tutto si muove intorno a un losco figuro che risponde al nome “Ted” che perseguita la nostra ciliegina. È per lui che, nonostante tutto, ha chiesto aiuto a loro, è tramite lui che nel secondo libro pensa di riuscire a vendicarsi di coloro che avrebbero dovuto proteggerla ed è per loro che in quest’ultimo torna, per salvarli dalla vendetta di quest’uomo ancora senza volto. 

È una storia dolce questa, nessuna violenza, solo amore, perverso, sporco ma allo stesso tempo puro. Amore, con la “A” maiuscola di tre uomini verso una donna che a sua volta ricambia con tutta se stessa.

Story Austin riesce davvero a trasformare tre rospi in splendidi principi, non dall’armatura scintillante, ma bisogna accontentarsi. Dimitri vince le sue incertezze, Tristian accetta quella perdita e tutto ciò che ne è conseguito e infine Killian, il più cattivo dei tre, il più irascibile e freddo diventa quasi un essere normale, dotato di parole invece che di pugni.

Il finale è spiazzante, davvero non immaginavo l’identità del cattivo e quando tutte le maschere cadono, resta l’incertezza, perché non basta conoscere chi si nasconde dietro quel nome, anzi questo rimette tutto in discussione, quali decisioni verranno prese? E lei, chi sceglierà? 

L’attenzione rimane decisamente alta in questa parte della storia e ti confonde anche se in realtà speri si concluda esattamente come è stato, anche se sul momento non è così scontato.

Passato il peggio i nostri quattro psicopatici sono ancora tali, ma sono cresciuti, adesso sono adulti, pronti a iniziare a vivere il loro futuro con l’unica cosa che nessuno di loro sapeva di aver bisogno: una famiglia. Dimitri, Tristian e Killian già si consideravano fratelli, ma di fatto Story è il collante che in ogni modo possibile, sia fisico che psicologico, ha legato in modo indissolubile tutti quanti.

Ho letto molti dark, alcuni definiti tali solo perché fa figo, altri che tendevano più al grigio e poi c’è questo, che fa male davvero, che ti spinge al limite di quello che pensi di poter accettare e poi va oltre, ma quando arrivi alla parola fine, nemmeno ti accorgi che stai ridendo e piangendo contemporaneamente, forse il punto da capire era proprio questo: in tutti c’è un certo grado di psicopatia, o lo accetti, o hai già perso. 

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